martedì 1 ottobre 2013

Ma quanto grano duro si è prodotto in Italia, nel 2013?

Ma voi avete capito quanto grano duro abbiamo prodotto in Italia nel 2013? Volevo scrivere un semplice post riportante le produzioni e le superfici investite a grano duro in Italia nell'annata 2012-2013. Non è stato possibile.

All'inizio pensavo di pubblicare semplicemente la tabella seguente di IA (Informatore Agrario) tratta dal numero speciale grano duro di Settembre (32/2013).
Questa riportava un netto calo di superfici e produzioni di grano duro in Italia 2012 vs 2013 (-17% superfici pari a -220.000 ettari, -11% produzione pari a circa -450.000 t).
L'articolo, dal quale la tabella è tratta, era di tale Gabriele Chiodini (un accademico di scienze economiche-estimative di Perugia).
Questi numeri erano in linea con quanto sostenuto in Italia ufficialmente sino ad oggi.


Se notate, in coda alla tabella di IA si riportava la fonte, Istat Agrit, oltre ad una ostentata enfasi sul calo produttivo (produzione crollata del 25% in Centro-Italia).
Per scrupolo sono andato a controllare, sul sito di agri.Istat, la corrispondenza dei dati e sorpresa sorpresona, non corrispondeva nulla e mancava poco che nel 2013 non avessimo prodotto più grano duro del 2012.
Secondo agri.Istat 2012, la produzione italica "raccolta" nel 2012 si sarebbe attestata a 4,160 milioni di t, con una superficie pari a 1,26 milioni di ettari (vedi tabella 2012 sotto con dati regionali).



Nel 2013 invece, secondo agri.Istat 2013,  la produzione raccolta sarebbe stata pari a 4.044 milioni di t, con una superficie pari a 1,271 (tabella 2013 sotto).



In pratica secondo l'ultima rilevazione Istat la produzione italiana nel 2013 sarebbe diminuita appena di 120.000 t, mentre addirittura la superficie a duro sarebbe aumentata!!! Un risultato del tutto differente dalla tabella veicolata su IA qualche settimana fa.

A questo punto ho pensato che l'autore dell'articolo si fosse inventato i dati.
Tuttavia alcuni dati Istat non mi tornavano proprio. In Sicilia, secondo ISTAT la resa unitaria del 2013 era stata simile a quella dell'anno precedente (annata eccezionale), mentre a me risultava una resa sensibilmente più modesta in più areali. 
Così ho interpellato il mio contatto di IA, evidenziandogli le incongruenze tra quanto scritto sulla rivista a Settembre 2013 e quanto risultasse invece da Istat (la fonte citata). Lui mi ha mostrato un bollettino Istat (ma di giugno 2013), nel quale risultavano i dati, come effettivamente pubblicati su IA. L'ultimo aggiornamento ISTAT che vi ho riportato sopra è invece di luglio 2013.

Certo che IA pubblicasse, a Settembre, dei dati non aggiornati di giugno, sebbene avesse tutto il tempo per assicurarsi che non vi fossero stati nel frattempo aggiornamenti, è strano.
Ma potrebbe anche trattarsi di un semplice errore o di superficialità.

Gli ultimi dati Istat, corrispondenti alla rilevazione di luglio (ma non so esattamente quando pubblicati sul sito) sono del tutto dissimili a quelli della rilevazione di giugno, questo è un dato di fatto. 
Si è passati così da un deficit produttivo netto, ad una produzione media italiana in linea con il recente passato. Cosa è accaduto in un mese per cambiare radicalmente le stime ISTAT? 

Io, confesso non ho le idee chiare. Certo qualcuno potrebbe avere interesse a far si che la disponibilità teorica di Duro in Italia appaia elevata? Oppure anche l'inverso, ovvero che apparisse uno scenario di ridotta disponibilità.
Ma se tanto Duro si è prodotto in Italia nel 2013 perché ne stiamo importando a manetta dall'estero?
Qualcuno già tira in ballo Coldiretti, qualcun altro gli agro-industriali...siamo alle solite.

A molti mesi dalla Raccolta 2013, la produzione italiana di grano duro è misteriosa. E come ben si sa, la confusione e l'incertezza sono il terreno ideale per la speculazione. 
Di fronte a queste incongruenze ed a dati che cambiano dalla sera alla mattina, anche io comincio a pensare che qualcosa non quadri. Speriamo di ottenere qualche chiarimento. L'unica certezza è che qualcuno sembra giocare sulla nostra pelle: per semplice negligenza o per dolo?






P.S.: di seguito un grafico storico delle produzioni e superfici italiane a Duro degli ultimi anni, tratto da IA. Ma il 2013 va preso con le molle.







21 commenti:

  1. un paio di considerazioni: che in Italia non si riesca da parte degli enti preposti (è inutile citarli, li conosciamo chi sono) ad avere uno straccio di cifra affidabile sulla produzione dei cereali (frumenti, mais, orzo etc) è veramente assurdo. Mi ricordo un'edizione passata di un convegno a roma sui cereali dove le uniche stime sul raccolto italiano portate all'attenzione dei presenti sapete di chi erano?di france agrimer!!!cioè i francesi stimavano il nostro raccolto e noi no! A pensar male si fa peccato ma che questa ennesima situazione di mancanza di trasparenza (come per la rilevazione dei prezzi) convenga a qualcuno è palese.

    GP

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    1. si, le stime erano di Xavier Rousselin, Responsabile mercati di FranceAgriMer.
      Vergognosa figura di noi Italioti.
      http://durodisicilia.blogspot.it/2013/06/un-documento-unico-ed-in-italiano-per.html

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  2. gino agricoltore pugliese1 ottobre 2013 alle ore 09:55

    caro grano duro come vedo ti sei perfettamente allineato alla mia scuola di pensiero, spesso i dati vengono inseriti senza preoccuparsi èpiù di tanto se coincidono con la realtà. L'importante e far credere al mercato una cosa un altra a seconda delle necessità del momento!!!!! Ma tutta questa manipolazione secondo ,me non è solo patrimonio italiano ma anche mondiale: io penso a tutti i rapporti mensili dell'USDA che spesso si contraddicono. Noi se mai fosse possibile dobbiamo leggere le "manipolazioni" sotto le rtighe e cercare di azzeccare il periodpo più proficuo per noi agricoltori

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    1. non esageriamo caro Gino
      io prendo atto delle incongruenze e degli elementi, non sono complottista a prescindere, anche senza elementi e per partito preso, come ogni tanto mi capita leggere.

      Credo che nel Mondo ci sia chi lavori più seriamente di noi, e certamente i Canadesi sono un punto di riferimento.
      Sia come sia, mentre tu dubitavi apertamente del rapporto dei canadesi di un mese fa (anche se poi vendesti), alcuni produttori del blog hanno venduto sulla base di quelle informazioni e ad oggi gli è andata benissimo.

      Credo che seguire i mercati internazionali sia utilissimo, seguire quello italiano è invece molto meno utile. Ma è colpa nostra (che subiamo) e delle nostre associazioni di Categoria (e politicanti vari allegati) che fanno e disfanno ciò che gli pare, distraendoci su questioni secondarie ed evitando di affrontare le questioni veramente importanti.
      E qui in Sicilia, siamo messi anche peggio, se fosse possibile.



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    2. ...e la trasparenza dei mercati è una questione fondamentale, sia per quanto riguarda i prezzi sia di vendita che di acquisto, che i dati statistici riguardanti le colture. Lo ho sempre sostenuto ed ho messo su questa baracca per fare parlare i numeri (quei pochi che abbiamo) piuttosto che le opinioni interessate ed i discorsi di café

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  3. E se volessero spacciare per produzioni italiane derrate che non lo sono?

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  4. Proprio l’altro giorno stavo parlando con un ammassatore della mia zona che mi ha confidato di aver immagazzinato 18.000 q.li al posto dei 44.000 della scorsa stazione.
    Tempo addietro altri due mi hanno riferito dati simili. Ma nella mia zona è stato una annus horribilis.
    Un’altra stagione così e in molti chiudono bottega.
    Mi consigliava di non vendere perché le produzioni non sono state eccelse neanche in Puglia dove invece all’inizio si parlava di produzione elevate, con ammanchi anche nel resto del Sud.
    Poi pure nel Nord Italia dovrebbe essere stato un mezzo disastro.

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  5. Io non sono assolutamente complottista, ma è chiaro bisognerebbe saperne di più per capire come fa l'ISTAT a fare queste benedette statistiche.

    Non mi sembra certo che in qualche modo vengano interpellati i produttori...
    allora immagino che riceverà probabilmente le informazioni dai centri di raccolta, commercianti, cooperative, eccetera eccetera

    A questo punto, però, bisogna capire se esiste una qualche forma di controllo delle informazioni ricevute, oppure se le bevono così come gliele propinano... perché un minimo di "conflitto di interesse" io ce lo vedrei.

    orzo v.

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  6. raccolta da ultimare ma già escono i dati preliminari sulla qualità del duro canadese

    http://www.grainscanada.gc.ca/wheat-ble/harvest-recolte/2013/wheat-ble-cwad-eng.htm

    Proteine al minimo di sempre: dato medio 11.5 %. Dati molto parziali e relativi al Sud-Ovest Saskatchewan.

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    1. Ottimo link, granduro.

      Aspettiamo a parlare per scaramanzia, ma se il trend è confermato, sarebbe una discreta notizia per noi....

      Voglio proprio vedere che se ne fanno di 6 milioni di tonnellate di questa robaccia (quello a cui fai riferimento tu è il cwad n.1, ovvero il migliore.... figuriamoci le classi peggiori, la 4 oppure la 5!)

      orzo vestito

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  7. Caro Granduro,
    le rispondo in qualità di autore dell'articolo da lei citato, per fare un po' di chiarezza sul suo post.
    Innanzitutto, le preciso che ha fatto confusione tra due fonti differenti: i dati da me riportati nell'articolo per il 2013 sono tratti dal Bollettino Agrit 2013 di giugno (http://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6557m), che viene diffuso dal Mipaaf, mentre quelli da lei illustrati sono dell'Istat.
    I dati del bollettino Agrit sono stati pubblicati in data 11 luglio 2013, mentre su quelli Istat è presente solo un riferimento al mese di elaborazione (luglio 2013) e non di pubblicazione!! Se nota bene, i dati Istat sono in parte stimati e in parte presi dallo stesso Bollettino Agrit. Al momento della stesura dell'articolo sono stato costretto ad utilizzare quelli di Agrit, poiché quelli Istat non erano ancora stati pubblicati.
    Inoltre, la metodologia utilizzata sulle rilevazioni del Bollettino Agrit "ha il pregio di combinare i dati provenienti dalla rilevazione diretta in campo con quelli ottenuti dalle immagini telerilevate" (come da descrizione del Bollettino) e quindi vengono ritenuti dei dati piuttosto affidabili.
    Ovviamente, prima di spedire l'articolo, ho intervistato gli esperti del settore e mi sono guardato bene attorno (preciso che ho un'azienda che produce e ritira grano duro nella mia zona), notando che la situazione descritta dal Bollettino era forse troppo ottimistica, ma ovviamente ho dovuto basare l'articolo su dei dati reali.
    Quindi l'articolo pubblicato sull'Informatore Agrario risulta attualmente fondato su dei dati che possono essere ritenuti aggiornati praticamente alla pari di quelli Istat, ma caratterizzati, a mio avviso, da una metodologia di rilevazione più chiara.
    Non mi esprimo in merito alla questione della disponibilità dei dati e di eventuali teorie di complotto, ma tenga conto che sia i dati da me utilizzati, che quelli Istat, sono basati su delle stime e non su dati reali, che purtroppo sono difficilmente reperibili a ridosso della raccolta.
    Dati più precisi saranno sicuramente disponibili in futuro anche sul sito Istat (se consulta gli anni precedenti al 2013 nota che è presente un aggiornamento dei dati al mese di ottobre), ma dovrà avere ancora un po' di pazienza.

    Un saluto
    Gabriele Chiodini

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  8. Chiodini, trovo sorprendente essere accusato di fare confusione, da chi a mio avviso la ha generata. Sotto la tabella che lei ha pubblicato (come chiunque può rilevare) su IA, io leggo ISTAT. Da ciò io mi sono convinto, come qualsiasi lettore, che si trattasse di dati ISTAT.
    Ora lei mi scrive che si riferiva in realtà a dati tratti dal Bollettino Agrit del Ministero delle Politiche agricole. Ne prendo atto, anche se non capisco perché non riportarlo direttamente nell’articolo, piuttosto che solo oggi sul mio blog. Resta il fatto, a mio avviso, che la sua citazione era ERRATA.
    Ed ancora più errata, ahinoi, era la sua previsione sull’andamento del mercato del grano Duro. Il titolo del suo articolo apparso sull’Informatore Agrario della seconda settimana di Settembre si è dimostrato del tutto fallace, come anche le tesi che lei portava a sostegno.
    “Annata magra per il grano duro ma il prezzo dovrebbe tenere”. Titolava nel suo articolo (vedi l’immagine dell’articolo di IA nel post sopra). Mentre più avanti nel testo a pag 40 si poteva leggere: ”si può comunque ipotizzare una tendenza dei prezzi verso l’alto” riferito sempre al Grano Duro.
    E’ inutile che le ricordi cosa è successo nelle ultime settimane, vero? Diciamo che il prezzo del Duro non ha tenuto per niente.
    Ohibò Chiodini, ma lei solletica la mia curiosità quando mi scrive “preciso che ho un'azienda che produce e ritira grano duro nella mia zona”. Cioè lei fa anche commercio di grano duro, perché così sembrerebbe da quanto scrive? Se cosi è, voglio sperare che le indicazioni errate, da lei veicolate, le si siano ritorte contro. Altrimenti qualcuno potrebbe pensare male.
    In generale trovo inopportuno che eventuali commercianti di grano, possano scrivere articoli sul mercato del grano, in un giornale dedicato agli agricoltori. Spero che non sia questo il caso.

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  9. Caro Granduro.
    La tabella a cui lei fa riferimento contiene sia dati Istat che Agrit. Nella fattispecie i dati Istat sono relativi al 2011 (anche se c'è una lievissima differenza su un paio di regioni) e anni precedenti (che per motivi di spazio non sono entrati nell'articolo), mentre quelli Agrit fanno riferimento al 2012 e 2013 (ecco perché ho inserito sia la fonte Istat che Agrit). Probabilmente lei ha invertito agr.istat con Agrit e da qui nasce il disguido (comunque io ho scritto Agrit, non agr.stat). Quindi, a mio avviso, la citazione è corretta.
    Per quanto riguarda la mia previsione sull'andamento del mercato, trovo che sia prematuro dare un giudizio adesso, poiché è necessario che l'annata agraria si concluda. Comunque preciso che la mia è una previsione (infatti ho usato il condizionale) e che posso essermi sbagliato: se fossi un indovino me ne starei a giocare al Superenalotto e non a scrivere articoli sul grano duro.
    Per quanto riguarda la sua curiosità, le assicuro che non mi occupo affatto di commercializzazione (infatti le ho detto che l'azienda ritira) e, vista la ridotta produzione della mia azienda, il prezzo del grano duro influenza minimamente il volume del portafoglio della mia famiglia.
    Il mio era solo un articolo divulgativo e le assicuro che non c'è niente di "losco" dietro, come lei sembra fortemente credere.

    Un saluto
    Gabriele Chiodini

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    1. non vedo dati 2011, nella tabella citata.
      Probabilmente lei continua a fare confusione.

      "Il prezzo dovrebbe tenere" ipotizza un mercato stabile. In due settimane invece vi è stato un netto calo. Comunque vada la sua previsione (anche se il prezzo risalisse, speriamo) è stata errata e lei si è certamente sbagliato.
      Inoltre chi segue i mercati sa bene che già da fine Agosto vi erano state chiare avvisaglie (di cui lei non ha tenuto minimamente conto), di un calo del prezzo.

      Dunque la sua è una azienda che trasforma Grano Duro, suppongo. Non credo che lo ritiri per collezionare semi, visto che non li rivende.
      Continuo a ritenere che farebbe meglio a scrivere di altro sulla stampa specializzata. Loschi o meno, i suoi interessi privati sono del tutto divergenti da quelli dalla platea di lettori che segue IA, e verso i quali per imperscrutabili ragioni ha reso un pessimo servizio.

      Buon Lavoro

      G.

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    2. Caro Granduro,
      leggo sempre con piacere il tuo blog che trovo interessante e stimolante. Questa volta però sei fuori strada. Il titolo, che effettivamente con il senno di poi è risultato sbagliato, è di responsabilità della redazione de L'Informatore Agrario. L'articolo in questione, infatti, è stato redatto tra il 18 e il 20 agosto, la carta ha tempi molto diversi dal web e a volte si rischia di essere smentiti prima che il giornale arrivi agli abbonati. Su questo hai ragione e sono il primo a fare un sacrosanto mea culpa. Quello che però non accetto e ha fatto scadere la discussione a una chiacchierata da bar è l'insinuazione che interessi privati e imperscrutabili di Gabriele Chiodini abbiano influenzato la stesura dell'articolo. Ti assicuro che sia Chiodini, sia la persona che me lo ha segnalato, sono professionisti assolutamente fidati e dalla parte degli agricoltori come te.
      Comunque, nonostante i toni eccessivamente alti di alcuni commenti (che comunque alla fine mi divertono), ti ringrazio delle osservazioni e delle critiche.
      Buon lavoro.

      Lorenzo Andreotti

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    3. G.le Lorenzo
      so bene che i titoli spesso sono realizzati dalle redazioni.
      Per questo motivo ho riportato anche parte del testo dell'articolo di Chiodini a pag 40 dove si poteva leggere in grassetto: ”…anche se si può comunque ipotizzare una tendenza dei prezzi verso l’alto". Mi sembra che voi della redazione, con quel titolo, abbiate smussato l'immotivato ottimismo di Chiodini, anzi.
      Immotivato ed ingiustificato in pieno Agosto, a mercati fermi, e con la produzione Nord-Americana ancora incertissima, sottolineo.

      Poi se non ci sono i tempi utili per fare previsioni di mercato attendibili, vi pregherei di desistere la prossima volta. Chi legge, spesso, non è in grado di valutare l'affidabilità di un articolo e rischia così di fare scelte economiche errate. Dovete rendervi conto del grande impatto che avete sulla formazione delle scelte economiche dei produttori che vi seguono ed agire di conseguenza con il massimo senso responsabilità.

      E' inevitabile che gli interessi privati condizionino (in maniera più o meno marcata) il modo di pensare e di agire di ciascuno di noi, secondo me. Direi che è umano.
      Mettila come vuoi, ma un analista di mercato, dovrebbe essere come la moglie di Cesare, ovvero al di sopra di ogni sospetto e scevro da qualsiasi condizionamento.

      L'Italia è il Paese delle lobby, troppe volte ho visto piccoli agro-industriali e commercianti fare cartello e condizionare il prezzo di mercato dei prodotti agricoli almeno a livello locale. Per cui continuo a ritenere inopportuna la scelta di far commentare ad uno di loro il mercato del grano italiano.

      Per il resto, il blog è cosa ben diversa da una seriosa rivista specializzata, per cui è inevitabile che ogni tanto si trascenda (con scanzonato atteggiamento). Ci scusiamo in ogni caso delle nostre eventuali intemperanze verso la Rivista (che seguiamo sempre con interesse).
      Saluti
      G.

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    4. nel grafico 1 con istogrammi azzurri, quello storico di superfici e rese di grano duro in Italia (vedi sopra) che comprende gli ultimi anni sino al 2013, l'unica fonte citata è ISTAT. I dati 2013 che sembrano coincidere a quelli della tabella 2, non erano di Agrit?
      Confusione e superficialità, a voler essere benevoli.

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    5. Sig.Lorenzo,la metta come le pare,se dietro quell'articolo non ci sono interessi pravitistici,allora è pura essenza d'incompetenza,in entrambi i casi ,l'accaduto è di una gravità assoluta-
      L' IA-è un giornale che arriva nelle case degli agricoltori italiani,i quali spesso nel prendere le loro decisioni vi consultano e vi commentano,il risultato in questo caso è stato disastroso,cè chi non ha venduto un solo chicco di grano,prendendo per buono il vostro articolo,e ora chi glielo dice che colui che ha scritto l'articolo era un mezzo azzecca carbugli di second'ordine?chi glielo dice che i soldi che si è perso almeno fino al prossimo raccolto non li rivedrà-Chi glielo dice ,che il vero autore di tale disastro economico si chiama CANADA,al quale voi non avete fatto riferimento una sola volta,- per giunta avete anche l'arroganza di definirvi dei-SERI PROFESSIONISTI-mi permetta la domanda,professionisti di CHE,visto che con quell'articolo non ci avete azzeccato una virgola?

      PROFFESSIONISTI?allora cominciate a comportavi come tale,scrivete sulla vicenda della reintroduzione dell'obbligo del cartellinato per il grano duro,scrivete che con la sua reintroduzione si è avuto-
      1-maggiori costi di gestione per le aziende agricole,in particolare per la semina-
      2-minor superficie seminate a duro,con conseguente rarefazione della materia prima per i trasformatori italiani,i quali a loro volta per soddisfare le esigenze di mercato hanno dovuto aumentare il volume d' importazione dai paesi esteri,con costi aggiuntivi,tipo le fluttuazioni monetarie-
      3-sensibile riduzione degli standard qualitativi,facendo del nostro prodotto un prodotto aggredibile dalla concorrenza starniera,questo risultato lo si è ottenuto,poichè le aziende agricole dovendo sostenere dei costi aggiuntivi per la semina,hanno poi tagliato su spese per concimazioni azotate e trattamenti fungini,e la qualità ne ha risentito fortemente-ma il cartellianto da solo non doveva garantire qualità e quantità?
      4-a sostegno di cio che dico,vi consiglio di vedere i dati REALI del raccolto -2011e del 2012,al top sia sotto il profilo produttivo che qualitativo,seminando solo seme aziendale-investendo i soldi in azoto e trattamenti fungini,gli unici elementi in grado di sostenere quantità e qualità-

      Siete dei proffessionisti?bene,allora scrivete di queste cose,scrivete che sulle spalle dei duricoltori si sono scaricate le inefficienze delle aziende sementiere,scrivete che solo in italia è stato reintrodotto questo obbligo e solo per il grano duro-scrivete che il tutto è avvenuto senza che le associazioni di categoria battessero ciglio -

      Scrivete,che solo in italia si è avuto la spudoratezza di accoppiare un sostegno ambientale(ART.68) ad una coltura specifica,menzionando uno studio,redatto da una parauniversità, HORTA ,del quale non si trova traccia da nessuna parte-
      Ecco Sig.Lorenzo,scrivete di queste cose,se siete professionisti,altrimenti chiudete la baracca e smettetela di fare danni-

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  10. Roba da matti,quello che succede in questo paese ,non si puo raccontare tanto è lo squallore è il ridicolo delle vicende che si narrano-un commerciante di grano duro,che pubblica dati su superficie seminate e produzioni raccolte su un autorevole giornale nel settore agricolo,e si permette pure di fare previsioni futuristiche sull'andamento dei prezzi -poi ci si lamenta se in parlamento ci sono finiti nani e ballerine,questo non è piu il paese di pulcinella,ma un teatro a cielo aperto,dove un ciarpame di attori di second'ordine si atteggiano a donnine di prima serata,e chi ci osserva dall'esterno(estero)non sa piu se ridire dal ridicolo a cui assistono o piangere per l'enorme sventura che è capitata a questo popolo disgraziato-
    I dati sulle superficie seminate sono nelle mani delle associazioni di categoria,dove ogni anno noi ci rechiamo per compilare la pac,e dove denunciamo con fare certosino tutto cio che noi pratichiamo sui nostri campi,ecco basta chiederlo a loro-ma siccome quest'altra banda di incompetenti,prima di settembre non finiscono di compilare in tutte le sue parti le domande pac,i dati ufficiali li abbiamo da ottobre in poi,come giustamente dice questo signore,allora io gli dico,ma chi mai ti ha chiesto di fare l'indovino?perchè non ti fai i cazzi tuoi e prima di ottobre ,tutt'al piu scrivi l'oroscopo sul giornalino delle parole incrociate,anziche raccontare inesattezze e alimentare confusioni?perchè il tuo articolo va proprio in quella direzione,e cè gente che legge IA come fosse una bibbia,e aspetta ancora che i prezzi salgano,mentre la realtà e quella che vediamo oggi-
    In quanto alle produzioni:se qualcuno non se ne fosse accorto,per questo signore 220.000 ettari,produrrebbero 450.000t,poco piu di 20qt per ettaro,praticamente neanche la copertura delle spese,e sarebbe uno che coltiva grano duro- ma io,me ne devo solo andare da questo cazzo di paese,prima che mi crepi il fegato per il mal vedere e il mal sentire-
    Caro granduro,non ti preoccupare che a questi non gli si ritorce contro proprio un bel niente,chi zappa crepa,chi commercia campa,è un vecchio proverbio che la dice tutta-questi sanno bene come far quadrare i conti,vedi lo scherzetto del cartellinato,indovina dove è andato a finire il cetriolo?

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  11. Mimmo, questo discorso delle rese medie inverosimilmente basse (circa 25 q/ha) che saltano fuori dai dati ufficiali non è un problema solo di quell'articolo, ma l'avevamo notato già l'anno scorso nei dati ISTAT :
    http://durodisicilia.blogspot.ch/2012/12/superficie-produzioni-e-rese.html

    orzo

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    1. vero Orzo, ne scrivemmo già l'anno passato.
      Se andiamo sui dati ISTAT disaggregati per Provincia (che poi andranno a formare il dato Regionale e poi quello Nazionale) ne troviamo delle belle.
      Superficie a Grano duro della provincia di Enna nel 2013: ettari 50.121 (che precisione, eh). E nel 2012: 50.121 (incredibile casualità). Nel 2011 però sono ancora 50.121. Così fino al 2010.
      Nel 2009 qualcuno probabilmente tirò dei dadi e usci fuori un altro numero 39.320 ettari.
      Se le superfici non vengono aggiornate le rese medie sballano.
      Buona parte dei dati disaggregati provinciali della Sicilia, portano queste stranezze sia per superfici che per produzione, se si fa una disamina degli ultimi 5 anni.
      Ovviamente mai la Stampa specializzata si è accorta di tali lapalissiane incongruenze. Guardare per credere:
      http://agri.istat.it/jsp/dawinci.jsp?q=plC010000030000203200&an=2009&ig=1&ct=243&id=15A|18A|25A

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