lunedì 29 agosto 2011

La saga siciliana del succo di arancia

Non so se ricordate il film "Una poltrona per due", con Eddy Murphy e Dan Aykroyd, con il famoso finale della speculazione finanziaria sul succo di arancia che li rende ricchi come nababbi.

Già, perchè il succo di arancia è, ad oggi, una delle più importanti commodity agricole delle borse merci mondiali (anche nella colonna a destra del blog potrete trovare una sua quotazione in tempo reale).
Il più grande esportatore mondiale è il Brasile, seguito dagli USA. Solitamente il succo viene trasportato in forma liofilizzata e ricostituito con l'acqua nel luogo di destinazione. Va da se, che il mercato delle arance è direttamente condizionato da quello del succo, in quanto questo risulta molto più adatto alle esigenze della economia e della finanza globale. Anche in Italia, nel nostro piccolo, per aiutare il mercato agrumicolo nostrano, alcune sigle sindacali di settore giustamente, hanno spinto, senza troppo successo per la verità, verso un aumento di consumi di succhi nella dieta degli italiani.
Ebbene ma come funziona questo mercato a livello globale? Gli agrumicoltori ne hanno contezza? Per quale  motivo, qui in Sicilia, sempre più spesso il prezzo delle arance non consente neanche la copertura delle operazioni di raccolta?
Proverò, da profano agrumicolo incuriosito dal perdurare della crisi nel settore, a fornire alcune informazioni di carattere economico e commerciale che spero troverete all'altezza.
In primis, circa un terzo di tutti i succhi di arancia  consumati nel Mondo sono prodotti da una azienda Brasiliana di proprietà di una famiglia di origine siciliana: i Cutrale. Questi sono proprietari di vastissime superfici di terra in Sud America coltivati ad aranceti ed in più acquistano gran parte delle produzioni di arance del mercato brasiliano. Nel 1996 hanno acquistato alcuni stabilimenti dalla Coca Cola negli USA per la trasformazione e commercializzazione dei succhi; il loro patrimonio è valutato in 5 miliardi di dollari americani.
I Cutrale  sono considerati dai produttori agrumicoli californiani causa della crisi irreversibile che perdura nel settore. La ditta brasilliana immette sul mercato infatti enormi quantità di succhi a bassissimo costo, tanto che alcune associazioni di agricoltori USA hanno spesso tentato di citarli in giudizio per concorrenza sleale, spesso spalleggiati anche da istituzioni federali.
 In una approfondita inchiesta di Bloomberg, già del 2006, firmata da Michael Smith venivano riportate le caratteristiche sleali del sistema produttivo a basso costo brasiliano (proprie dei Cutrale), eccovi i principali elementi:

  1. -Manodopera a basso costo: il lavoro di raccolta viene retribuito (anche se non direttamente dai Cutrale) sulla base delle arance raccolte per giornata, va da 2,83 a 4,6 $/giorno/raccoglitore in funzione della capacità di raccolta. Mediamente in sette ore di lavoro si raccolgono 800 Kg di arance (mi piacerebbe un commento di qualche esperto produttore siciliano su questo dato, io non sono in grado di valutarne la portata ndr);
  2. - Controllo, condizionamento e manipolazione dei prezzi delle produzioni del succo sul mercato globale, stante la sproporzionata forza economica della azienda Cutrale rispetto agli altri soggetti sul mercato mondiale;
  3. - Impianti di trasformazione incuranti delle più elementari  norme igienico-sanitarie e di tutela del lavoro (se conoscete un pò di politica brasiliana, non stupitevi di sapere che i Cutrale sono stati entusiasti sostenitori dell'ex Presidente socialista brasiliano Lula, un ex  leader sindacale peraltro).  
Così,  proprio per proteggere i produttori agrumicoli dalle produzioni a basso costo brasiliane, gli Usa (la cosiddetta patria del liberismo, almeno in teoria, ma chi legge questo blog sa che in realtà almeno nel campo agricolo sono super assistenzialisti), già da alcuni anni, hanno imposto un sistema di tariffe sulla commercializzazione del succo sul territorio federale, che garantisce la vendita, almeno ad un prezzo minimo garantito, delle arance ai propri produttori Californiani.

Ciononostante l'inchiesta finisce con una amara e triste riflessione, ovvero che i produttori agrumicoli Usa stanno finendo comunque per vendere i propri aranceti ed abbandonando l'attività, consci che il sistema Cutrale è troppo difficile da battere.
nucleo aziendale a forma di cuore della fazenda Cutrale in Brasile

Da qualche tempo però la buona stella sembra avere abbandonato questa famiglia di Siciliani di successo (sob!), con la riforma agraria voluta dalla nuova presidente brasiliana Dilma, infatti sembra che si voglia finalmente intaccare questo enorme patrimonio in grado di condizionare negativamente il settore agrumicolo non solo brasiliano ma anche mondiale.
Di qualche giorno fa, la notizia sui principali giornali siciliani delle ultime vicissitudini dei Cutrale in Brasile, qui per la Sicilia occidentale e qui per la orientale (non si sono applicate troppo invero le nostre più celebri testate, ahinoi questo copia incolla che impigrisce le menti!), accusati tra le altre cose di essersi impossessati illegalmente di enorme porzioni di territorio brasiliano.
Che dire? spero che i "senza terra" ottengano quanto loro è dovuto. Non solo nel loro giusto interesse ma anche nel nostro. Se qualche ex siciliano soffrirà dall'altra parte dell'Oceano, molti altri siculi potrebbero finalmente ritrovare dignità nel proprio lavoro.

Spero da durogranicoltore, di aver fornito qualche utile spunto di riflessione, ai produttori agrumicoli siciliani.

8 commenti:

  1. Da noi la raccolta viene fatta in due maniere:
    - a cottimo; varia da 5 a 6 centesimi al chilo, per chilo consegnato;
    - a giornata; una giornata varia da € 50 a € 55 più contributi previdenziali. Un operaio raccoglie mediamente 1.000 kg di arance, ma può raccoglierne anche 1.200 nel caso di piante cariche o 800-900 nel caso di piante scariche.

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  2. grazie Corrado, contavo sulle tue esperienza.

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  3. anche se in sicilia ci sono piu di 80 fabbrice di succo di arance,per i produttori di arance questa presenza è ininfluente,dato che per il modo attuale di conferimento ,in fabbrica conferiscono direttamente solo i commercinati...

    ciò costituisce un grave handicap della nostra agrumicooltura,poiche molto prodotto finisce a terra senza avere una destinazione e privando l'agrumicoltore di fonte significativa di reddito.

    L'anno scorso la fabbrica pagava le arance rosse intorno a 15 centesimi al chilo,ma di fatto tale cifra la spuntano solo i commercianti che conferiscono direttamente in fabbrica,mentre i coltivatori sono di fatto costretti ad appoggiarsi ad un commerciante che accumula e fa il carico alla fabbrica,pagando all'agricoltore il prodotto a 7-8 centesimi.

    se le fabbriche di succo facessero dei centri di raccolta propi,eliminando questo passaggio inutile dai commercianti,in campagna non si perderebbe prodotto e le fabbriche avrebbero piu prodotto da trasformare,perche anche in annate cariche le fabbriche lamentano una mancanza o insufficienza negli approviggionamenti.

    se l'agricoltore potesse conferire a 15 centesimi in annate di carica,farebbe comunque un affare ,dato che quando il mercato è in sofferenza svende il suo prodotto ai commercianti a 10 centesimi quando già a perso piu del 50% della sua produzione totale(di fatto,svende la sua produzione totale a 5 centesimi).

    se qualcuno vuole commentare questa idea,accetto con piacere critiche e proposte.

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  4. Sembra una idea logica e di buon senso. Non capisco perchè le fabbriche di succo non si attrezzino per scavalcare il commerciante.
    Dovrebbe essere anche loro interesse.
    Ma non è il mio Mondo, sicuramente vi sarà qualche difficoltà oggettiva che ostacola tale opzione!

    Per il grano duro in Sicilia, alcuni pastifici acquistano direttamente dai produttori. così da realizzare un legame diretto tra agroindustria ed agricoltura.

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  5. fino a tre anni fa non lo si faceva perche vigeva la vecchia ocm agrumi,che prevedeva la stipulazione nel mese di settembre di contratti di fornitura tra fabbriche e OP agrumicole,e che obbligava i soci delle OP,in pratica i commercianti ,a portare il prodotto in certe fabbriche...
    Quella modalita di contrattazione con la nuova ocm agrumi che prevede il contributo a ettaro di 600-1300 euro non ce piu,pero continua a rimanere quel vecchio modo di fare,anche se adesso i commercianti sono liberi di portare le arance dove vogliono,ossia nella fabbrica che paga di piu il prodotto(in genere queste fabbriche si trovano in provincia di Messina).

    mi piacerebbe cmq sentire il parere di qualche agronomo o sindacalista.....

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  6. difficile che qualcuno intervenga su questo post. Se vuoi, scrivi un post sull'argomento che te lo pubblico e magari anche attraverso il blog di Corrado Vigo proviamo a diffonderlo meglio.

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  7. a essere ingenuo ti dico che speravo che mi rispondesse il Dott.Vigo visto che lui saltella ogni tanto nel tuo blog...nel suo non mi va piu di scriverlo perche già l'ho scritto piu di una volta e mai una volta mi ha commentato l'idea...in genere il Dott. non commenta i commenti dei suoi lettori come fai tu invece...ognuno ha il suo stile!!

    il blog vigopensiero è utile,pero soffre di un peccato di origine:che è fatto da un agronomo e non da un agricoltore,e gli agronomi le consulenze se le fanno pagare...le informazioni nella loro analiticità e profondità si fermano sempre a un certo punto

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  8. Questo è un blog di agricoltori e per gli agricoltori, se vuoi provare a scalfire il muro del silenzio, devi essere tu il primo ad impegnarti scrivendo qualcosa di articolato e non un semplice commento che chiunque potrà far finta di non aver letto o non aver capito.
    Quindi ti riinvito a scrivere un post su questo blog per aiutarci a fare sentire il punto di vista genuino degli agricoltori siciliani.

    Scrivimi alla mail personale per ulteriori delucidazioni.

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