giovedì 7 luglio 2011

Forza Confagricoltura Sicilia

Sia chiaro, non sono iscritto a Confagricoltura Sicilia, ma questa battaglia è sacrosanta. Ma solo in Sicilia abbiamo aperto gli occhi? Parafrasando una celebre frase di un celebre economista oramai fuori moda potrei dire "Durogranicoltori di tutta Italia unitevi!".

Mi piacerebbe leggere qualche commento di qualcuno di voi (anche favorevole, ci mancherebbe). O sono soltanto io a non digerire la cosa?

11 commenti:

  1. granduro
    non mi è chiaro per quale contributo specifico si vorrebbe reintrodurre l'obbligo d'uso di seme certificato

    RispondiElimina
  2. art.68 del Regolamento (CE) n. 73/2009, riguarda le rotazioni agrarie (nel senso che sono premiate quelle virtuose con le leguminose). Da noi al Sud è abbastanza diffuso. Io lo utilizzo da quando lo hanno istituito (è semplice da richiedere, insieme alla domanda unica AGEA).
    L'anno scorso hanno liquidato 100€/ha.
    Che non è malissimo, per noi scalcagnati meridionali.

    RispondiElimina
  3. il seme certificato dovrebbe essere più puro semi tutti sani e non spezzati, ripulito dalle infestanti ecc. ecc., certo usando del seme dalla propria azienda viè un po di risparmio, a mio modo di vedere le cose però il gioco vale la candela?, mi spiego deve essere trattato per evitare che vada a male lo devi girare per aregiarlo ecc. ecc. il tutto perdita di tempo in quanto non tutti posseggono attrezzi necessari per conciare ecc.ecc., se qualcuno di voi mi sa dire come fa sono ben lieto di risparmiare qualche euro, faccio ancora i complimenti a grano duro ma ti prego contina per la strada che hai iniziato, certo una squotitina ci voleva ciao a presto.
    p.s. ma sto grano in sicilia non vuole crescere forse è perche siamo sulla luna.

    RispondiElimina
  4. Seme aziendale pulito con svecciatore. Conservato con trattamenti di K-otrine. Risparmi almeno 10€/q se hai lo spazio. E la "semenza" se sei bravo ed attento è migliore di quella certificata.
    Molti agricoltori della mia zona si sono organizzati con piccoli svecciatori aziendali (comprati anche in comune), molto efficaci.

    RispondiElimina
  5. Ciao Granoduro, l'obbligo del seme certificato legato al premio dell'art. 68 serve soltanto ad arricchire i sementieri. Tutti noi sappiamo che la qualità la otteniamo reimpiegando il grano riprodotto in azienda magari partendo da seme di 1ª riproduzione, con un notevole risparmio sui costi. È sempre la solita storia!!
    Ti seguo sempre con interesse e concordo pienamente con le tue analisi.
    Grazie.
    Alberto Agosta

    RispondiElimina
  6. forse non ho capito io o forse sono stati introdotti 2 argomenti differenti. Ilprimo è quello delle sementi certificate. Il secondo è quello di un contributo per la rotazione delle colture (tipo con il favino)?? Ho capito male forse? Nel caso mi spiegate questo contributo! grazie.
    Tornando al primo le sementi certificate, allora sono d'accordo sul fatto che aiutano solo le società semetiere ad arricchirsi potendo fare un prezzo più alto. Fare tutto in casa è meglio, più conveniente e non perde sicuramente in qualità anzi. Però serve spazio. In puglia i veri agricoltori sono sempre meno (doppio lavoro diffusissimo, sarà questo il vero problema del sud?) e dunque non c'è il tempo per fare tutto in casa. (Io personalmente non faccio l'agricoltore ma sono figlio, sto lontano da casa ed ho una tristezza nel pensare che devo abbandonare tutto solo perchè si guadagna poco).
    Tornando alle sementi, forse bisognerebbe andare oltre gli aiuti l'agricoltura ha perso un sacco di potere da quando ci sono gli aiuti cee. E' diventata senza potere contrattuale ed il lavoro agricolo è stato anche snaturato. non so in sicilia ma in puglia nessuno ha un magazzino con il grano (o molto molto pochi).
    Nioone

    RispondiElimina
  7. Ad Alberto. Sono onorato di essere seguito da un vero agricoltore-imprenditore come te.

    A Nioone. Se passa l'obbligo del certificato. Per ottenere il contributo per la rotazione biennale con la leguminosa (quindi anche il favino) dovrai anche seminare grano duro cartellinato (mentre prima era indifferente se fosse di origine aziendale o cartellinato). Spero sia chiaro.
    Nioone, torna a fare l'agricoltore senza remore, anche di tipo economico, il futuro è di chi sa lavorare la terra.
    Costruiscilo il magazzino, infrastrutture e mezzi sono necessari. Sfrutta i contributi se sei giovane, investi nel tuo futuro e nella tua azienda. Ne sarai ripagato in tanti modi.. Credimi.

    RispondiElimina
  8. concordo con Alberto Agosta
    ha piu senso comprarsi un base e farsi l'r 1 che comprare un r2..o un r n

    il discorso della qualità con il solo cartellino centra perchè, lo si vuol far centrare..

    forse il cartellino da solo mi garantisce sanità e caratteristiche merceleologiche alla raccolta?

    E la varietà?la tecnica agronomica , la zona di coltivazione,la tecnica di conservazione?

    RispondiElimina
  9. Se la r2 è fatta bene, si può tranquillamente usare come fonte almeno per un altro anno.
    Se poi la epuri in un piccolo appezzamento, anche di più. Le ditte sementiere non fanno molto di diverso.

    RispondiElimina
  10. Non c'è dubbio che l'introduzione della semente certificata in buona sostanza ha fatto arricchire le ditte sementiere. inoltre questa pratica ha introdotto nelle nostre zone di produzione delle malattie e patologie che prima erano praticamente sconosciute nei nostri areali di produzione (mal del piede,ecc..) perchè la semente utilizzata era perfettamente adattata al ns ambiente. ma è anche vero che alcune ditte sementiere (penso ad una in particolare, che non nomino per non fare pubblicità occulta, ma che ha base nella mia zona e che conosco molto bene) nel corso degli anni hanno anche assolto ad un ruolo di ricerca scientifica, di selezione di nuove varità e di assistenza tecnica alle aziende: hanno in sostanza soppiantato le Università (che non hanno probabilmente più i soldi per o la volontà per farlo..) in alcune delle loro funzioni fondamentali. credo che anche questo sia un aspetto sul quale bisognerebbe ragionare, perchè le aziende hanno anche bisono di un supporto attivo, che, ahimè, a noi spesso manca.

    RispondiElimina
  11. Angelo, ma nessuno nega l'importanza del miglioramento genetico. Quando fatto bene.
    Qua si contesta l'imposizione più o meno palese di un mezzo tecnico di produzione (la semente) che spesso non è all'altezza di quanto promesso e/o propagandato. Inoltre, a mio parere, i risultati delle recenti varietà sono stati scarsi negli ultimi anni proprio perchè queste le aziende costitutrici hanno goduto di un regime di protezione, che le ha in qualche modo "rammollite". Il mercato si deve conquistare con la bontà del prodotto, non con una circolare Ministeriale.
    Se non si riesce si passa il testimone a chi è in gamba e ce la fa (e ne conosco alcuni anche io).
    Questo blog è rigorosamente meritocratico, sia chiaro.

    RispondiElimina