martedì 29 marzo 2011

Semente certficata: Vogliono reintrodurre il balzello

Secondo l'articolo seguente
appena dopo un anno dalla liberalizzazione della semente di grano duro, determinato dalle fortissime proteste dei granicoltori siciliani, il nuovo assessore D'Antrassi dichiara di voler reintrodurre soltanto per la Sicilia l'obbligo di utilizzo di seme certificato. Sembra che a questo vincolo sarà connesso il percepimento di una parte del premio comunitario (il cosiddetto art. 68).
E' evidente che una parte del reddito degli agricoltori verrà stornato verso l'agri-industria sementiera, il cui apporto alla filiera produttiva come ben sanno gli agricoltori è pressocché insignificante.
Non si capisce come mai infatti dopo ben 15 anni di mercato agevolato, attraverso l'obbligo da parte degli agricoltori di utilizzare la semente certificata pena la perdita del contributo comunitario, le aziende sementiere siciliane non siano in grado di affrontare il libero mercato, senza nuocere al già precario quadro economico dei produttori di grano duro. 

1 commento:

  1. Non per rompere le uova nel paniere, ma l'obbligo di seme certificato è l'unico modo per garantire la tracciabilità del prodotto al fine di ottenere semole ( e quindi pasta ) 100% italiane. Inoltre senza l'obbligo di cartellinatura e quindi con il reimpiego del seme proprio, la qualità va a farsi benedire in quanto il grano sarebbe soggetto a disgregazione genetica, dando ai molini la scusa per importare prodotto dall'estero affossando ancora di più il mercato nazionale.
    Ovviamente son pronto a sentire e discutere con te il tuo punto di vista, ma è verità universale che a lungo andare, l'utilizzo di seme non cartellinato danneggia l'agricoltore anzichè agevolarlo.

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